Ulteriore sviluppo del sistema di servizio obbligatorio con varianti vere o false

Col SMG Stefan Holenstein, presidente SSU. ASMZ-edizione 06-2021

Nell’ambito dei lavori in corso del DDPS sul rapporto sull’approvvigionamento delle forze armate e della protezione civile, il gruppo di lavoro ha anche elaborato delle varianti di un ulteriore sviluppo a lungo termine del sistema di servizio obbligatorio. La Società Svizzera degli Ufficiali (SSU) ha recentemente discusso le idee presentate in un “sounding board” con le cerchie interessate. Tuttavia, l’orientamento di base è stato rapidamente chiaro per la SSU.

La SSU è lieta di notare che il gruppo di lavoro del DDPS ha basato la progettazione del servizio obbligatorio principalmente sul modello di successo del sistema di milizia, con l’obiettivo chiaramente definito di garantire a lungo termine l’alimentazione degli effettivi dell’Esercito e della Protezione Civile. Il gruppo di lavoro ha continuato adeguatamente i modelli del rapporto del gruppo di studio sui sistemi di servizio obbligatorio del 15 marzo 2016 sulla base degli sviluppi socio-politici avvenuti da allora. Questo è positivo. D’altra parte, la SSU è stata un po’ sorpresa che dei quattro modelli discussi, due erano presentati sotto il titolo di “servizio civile obbligatorio”, il quarto ed ultimo dei quali aveva l’aggiunta un po’ ingombrante “con una libera scelta del tipo di servizio ed aree di impiego ampiamente definite”. La SSU esclude sin dall’inizio queste due varianti “non genuine” del servizio civile obbligatorio, perché sono difficilmente compatibili con il divieto del lavoro forzato e con la neutralità del mercato del lavoro. A parte questo, le due varianti del servizio del cittadino comportano enormi costi aggiuntivi.

Modello di servizio di sicurezza obbligatorio come priorità
Nel caso del modello di servizio di sicurezza obbligatorio, solo gli uomini continuano ad essere soggetti al servizio obbligatorio, ma non le donne o i cittadini stranieri. La novità del modello, che è più o meno una continuazione dell’attuale status quo, è la fusione di protezione civile e servizio civile nella nuova protezione di catastrofe. Dal punto di vista della SSU, questo è un modo semplice ed efficace per rimediare alla carenza di personale. L’esercito recluta il numero di persone di cui ha bisogno per garantire la sua esistenza. I restanti coscritti servono nella protezione di catastrofe, sia nel campo tecnico (l’odierna protezione civile) sia nelle istituzioni sanitarie, sociali e di protezione ambientale (l’odierno servizio civile). Le forze armate rimarranno la risorsa della Confederazione, mentre i cantoni saranno principalmente responsabili della protezione di catastrofe. L’Ufficio federale della protezione civile sarà fuso con l’Ufficio federale del servizio civile.

Modello di servizio militare e protettivo obbligatorio (“modello norvegese”)
Per la SSU, una buona e originale soluzione sarebbe, come nel 2016, il cosiddetto modello norvegese, in cui tutte le cittadine ed i cittadini svizzeri sono obbligati a svolgere il servizio militare. Gli stranieri residenti possono servire volontariamente. Solo coloro che sono effettivamente necessari all’esercito e alla protezione civile sono arruolati. Non c’è scelta tra l’esercito e la protezione civile. Il vantaggio di questo modello è che entrambe le organizzazioni selezionano i più adatti tra il numero raddoppiato di coscritti grazie alle donne. Il servizio civile rimane nella sua forma attuale.

Servizio civile obbligatorio: orientato allo stato piuttosto che alla politica di sicurezza
Oltre alle debolezze sopra menzionate, lo svantaggio decisivo del servizio civile obbligatorio è che il quadro della politica di sicurezza è marginalizzato. Inoltre, secondo la SSU, non è compito dello Stato democratico-liberale obbligare l’intera popolazione a un lavoro volontario imposto dalle autorità (cfr. anche ASMZ 07/2019, p. 17). L’argomento principale dell’alimentazione dell’esercito e della protezione civile passa completamente in secondo piano, per non parlare dell’enorme sforzo burocratico.


Consultazione sulla relazione sulla politica di sicurezza 2021
Nella sua riunione del 28 aprile 2021, il Consiglio federale ha aperto la consultazione sul rapporto sulla politica di sicurezza 2021. Il rapporto del Consiglio federale contiene una valutazione generale della situazione, descrivendo l’attuale situazione geopolitica ed il contesto strategico della Svizzera. La situazione della sicurezza è diventata più instabile in tutto il mondo, anche in Europa. La premessa è che la Svizzera vuole adattare ancora di più la sua politica di sicurezza al contesto mutato e alle nuove minacce. Tuttavia, vista la rapida evoluzione della situazione, il rapporto è solo un’istantanea. A prima vista, si nota anche che mancano scenari di conflitto realistici in Europa e dintorni, che, per esempio, mostrano la necessità di nuovi aerei da combattimento non solo per il servizio di polizia aerea. La SSU valuterà criticamente questi e altri punti nel processo di consultazione, che durerà fino al 18 agosto.

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